Giorno della Memoria al Caffè Bugatti di Terni.
In scena: Irene Lösch (che ha anche curato la regia della manifestazione), Elisa Gabrielli e Simone Mazzilli, con il commento musicale di Fabio Ceccarelli alla fisarmonica: Nel Paese di Pitchipoi.
Pitchipoi è il nome inventato che i bambini francesi costretti alle deportazioni avevano dato al luogo in cui pensavano di essere diretti, mentre in realtà venivano costretti a raggiungere Auschwitz, dopo alcune tappe intermedie, specialmente nel “campo di internamento” francese di Drancy.
La lettura, proposta dal Centro Diritti Umani “Nelson Mandela” e realizzata col contributo dai fondi dell’Otto per Mille della Tavola Valdese, era incentrata sulle strategie poste in essere dalle vittime delle persecuzioni per cercare di superare le difficoltà del quotidiano: anche solo una barzelletta, un momento conviviale intorno al poco cibo, o gli infiniti dibattiti sulle destinazioni di quei treni che continuavano a partire carichi di uomini, contribuivano a dare forza ai deportati, a evitare che impazzissero per la tragicità della situazione.
Alcuni estratti delle letture presentate:
“È una capacità che ci ha donato Dio per non perdere il senno e per superare questi tempi. Se non ci fossero le barzellette, il cibo e ogni giorno quei camion, impazziremmo tutti.“
“Amici, benvenuti a Buchenwald! Siete fortunati a essere qui questo pomeriggio. Qui abbiamo l’arte e gli artisti migliori dell’intera Germania. Qui potete ridere apertamente dei nostri scherzi. Qui c’è il teatro più libero del Reich. Fuori di qui, attori e pubblico sono terrorizzati perché hanno paura di finire in un campo di concentramento. È una cosa di cui noi non ci dobbiamo assolutamente preoccupare…“
“Raccontano che Churchill un giorno ha invitato il rabbi di Gora Kalwaria, consigliandosi con lui sul modo di vincere la Germania. Il rabbi gli ha dato la seguente risposta:-Ci sono due modi: in modo naturale, o con un miracolo. Il modo naturale sarebbe che un milione di angeli con le spade fiammeggianti assalisse la Germania e la distruggesse. Il miracolo si avvererebbe, invece, se un milione di inglesi facesse uno sbarco sul territorio tedesco e lo distruggesse.“
“Per prima cosa mi portarono via il mio violino e poi vidi fiamme gigantesche e il fumo. Allora pensai che si trattasse delle cucine che stavano lavorando per tutte quelle migliaia di uomini. Invece erano le camere a gas. Poi improvvisamente mi chiamarono per le prove. Prove? dico io. Ad Auschwitz? Non posso. Neanche se mi ammazzano! Pensa, la mia famiglia, i miei amici se ne vanno nelle camere a gas e io mi metto a suonare!?”