Abbiamo fatto una chiacchierata con Irene Loesch, il direttore artistico del Progetto Mandela, autrice e regista dello spettacolo finale dei laboratori teatrali, sullo stato dei lavori dei laboratori, visto che siamo a circa metà del percorso. Con l’occasione, abbiamo anche approfondito alcuni aspetti che riguardano la tematica dello spettacolo.
Ciao Irene, come procede il lavoro?
Il lavoro procede bene, ma abbiamo dei grossissimi problemi logistici. Fin dall’inizio di quest’anno siamo stati sfrattati dal teatrino che da 25 anni il Mandela ha usato, senza nessun motivo valido e logico. Ci siamo ritrovati senza un luogo adeguato in cui lavorare e siamo costretti a svolgere i nostri incontri in una stanzetta.
Per quanto riguarda lo spettacolo, come ci si organizzerà?
Andremo a cercare una stanza un po’ più grande. Sicuramente ,però, non avremo lo spazio che realmente ci serve. Ci troveremo realmente nel posto giusto solo gli ultimi 4 giorni, quando ci recheremo al teatro Secci. Anche per quanto riguarda la scrittura stiamo cercando di trovare degli escamotage per non fare troppe scene corali, cosa che va a discapito anche dell’affiatamento dei ragazzi. Credo che in questo momento non ci sia da fare altro se non una protesta, perché né le istituzioni, né la scuola, né nessun altro se ne preoccupa… si vede che per loro non è importante che 50 ragazzi ternani possano lavorare in maniera seria con il Progetto Mandela! Al di la di questo, tuttavia, penso che lo spettacolo sarà molto divertente.
Qual è il tema?
Lo spettacolo sarà incentrato sui viaggi dei profughi e dei rifugiati, sull’attraversamento del Mediterraneo e sulla grande tragedia di questo genocidio che sta avvenendo nel mare. Proprio qualche tempo fa, altre 300 persone hanno perso la vita perché non hanno raggiunto l’altra riva del Mediterraneo. Questo è il tema, ma vedrete che verrà trattato, come spesso succede, in maniera inusuale. Punteremo la luce su degli aspetti che lo faranno diventare un po’ grottesco. Infatti, possiamo anche non ridere della tragedia, ma ridere di alcune situazioni, come la burocrazia, proprio per illuminare meglio la tematica. Lo spettacolo avrà vari piani di narrazione tra i quali anche quello delle storie di vita di questi naufraghi, storie vere di sopravvissuti che abbiamo raccolto sia con degli incontri sia con del materiale che ci è stato fornito dall’ARCI, associazione che ha collaborato con noi per spiegare qual è questo dramma dei profughi che vengono dalle situazioni di guerra, di miseria, di fame. L’Europa non riesce ad affrontare l’aspetto umanitario questa emergenza.
Parlaci della scenografia di questo spettacolo!
I ragazzi hanno ultimato il modellino. Avremo un mare e una nave. A bordo di questa nave avremo una serie di personaggi che rappresenteranno l’Europa, il governo, le nostre autorità. Il mare, invece, sarà popolato da tutte quelle persone che, purtroppo, non ce l’hanno fatta ad arrivare dall’altra parte. Il gruppo di scenografia è diretto da Michele Meschini con la supervisione di Rosita Rossi. I ragazzi hano già iniziato a fare i costumi, quindi sono passati dalla fase di progettazione , alla fase di realizzazione, grazie anche all’aiuto di due costumiste che li stanno guidando.