Grand Hotel Europa

Stagione 2015 - 2016

… quest’anno abbiamo inserito nel laboratorio di Recitazione dei giovani richiedenti asilo politico provenienti da varie nazioni d’Africa, arrivati da pochi mesi in Italia seguendo le difficili e pericolose rotte dell’immigrazione. Ragazzi soli, senza famiglia, spesso senza scolarizzazione, con una padronanza della lingua italiana quasi sempre estremamente limitata ma anche con tanta energia, voglia di imparare, di mettersi in gioco, di fare cose belle e di scrollarsi di dosso i luoghi comuni e i cliché che noi italiani siamo tanto bravi ad inventare. Ed è proprio questa pletora di luoghi comuni, falsità, generalizzazioni, semplificazioni crudeli ed egoiste che negli ultimi anni la politica e i media hanno cavalcato, a costituire il materiale vivo, attuale (ma sterile) utilizzato per lo spettacolo: la situazione rappresentata, il Grand Hotel di lusso in cui i migranti vengono ospitati, non è inventata, è presa direttamente da questa mitologia dis-umana che dilaga nelle menti e nelle pagine Facebook degli italiani di tutte le età; le singole battute pronunciate dai “razzistissimi” personaggi non sono state inventate, ma semplicemente raccolte su internet e trascritte così come sono. Al di là del gusto per il cattivo gusto, qual è il senso di un’operazione del genere? Quello di fare il punto, di guardarci allo specchio, di vedere come vent’anni di paura e diffidenza per l’altro ci hanno cambiato; ancora, per ragionare su come è caduto in basso il limite di quello che è accettabile dire o pensare, di come questa liberalizzazione del linguaggio razzista ci porti fuori dall’Europa avanzata e dal mondo, negando tutte le conquiste di quella civiltà, filosofia e cultura, che ci vantiamo tanto di aver fondato noi. La parte più buia della storia dell’ultimo secolo, lo sterminio senza senso della seconda guerra mondiale, nasce proprio dalla stessa normalizzazione di valori disumani e naturalmente inaccettabili. Ridiamo, godiamoci lo spettacolo, ma restiamo attenti e consapevoli che in fondo non c’è proprio niente da ridere. E facciamo un augurio sincero a questi ragazzi, Yaya, Lahad, Moustapha, Moro, Mohamed, Sarjo, che la loro strada non sia sempre così in salita, e che le sofferenze e le ingiustizie che subiscono ogni giorno trovino nel futuro delle loro vite, preziose quanto quelle di tutti noi, un senso, un riscatto e una ricompensa. A.V.

di Andrea Virili
Regia Irene Loesch
Actors Trainer Elisa Gabrielli, Luisa Contessa
Scenografia Francesca Capoccia, Emiliano Luciani, Manfredo Fraccola
Costumi Rea Picchiarati e Eleonora Saracchi
Musiche Lorenzo Francioli
Assistente di produzione Sophia Loesch Onofri
Fonica Paolo Cillerai
Ufficio Stampa e Comunicazione Marzia Keller
Riprese video Daniele Cruccolini
Segreteria Veronica Sani
Spettacolo conclusivo di Progetto Mandela realizzato con tutti i partecipanti ai laboratori
Drammaturgia Ciro Astorri, Sophia Loesch Onofri, Veronica Sani, Federico Piccirillo, Alessandro Costantini.
Recitazione Teresa Bellissimo, Yaya Balde Mdou, Lahad Ndao, Moustapha Drame, Moro Niako , Mohamed Djamanka, Sarjo Barry, Ciro Astorri, Franco Neri, Luigi Lamuratta, Salvatore Giannandrea, Claudia Mazzocchi, Sophia Loesch Onofri, Beatrice Veschini, Elena Calevi, Martina Sciortino, Carlo De Sol, Stephen Gasperini, Sofia De Cicco, Serena Paszczyk, Teresa Anzideo, Ilenia Ratini, Giulia Ciaccolini, Andrea Virili, Camilla Pennoni, Dana Malatesta, Irene Sdogati
Scene e costumi (videomapping) Nicola Aprile,  Marta Camiciola, Francesca Diamanti, Salvatore Giannandrea, Beatrice Zito (costumi) Lara Casandri, Veronica Annibali, Beatrice Coletti, Dana Malatesta, Lorenzo Raggi, Claudia Sbordoni, in collaborazione con il laboratorio di sartoria della Casa Delle Donne.
Comunicazione Christian Muscoli, Alessandro Costantini, Eva Del Sorbo, Chiara Colletta, Leonardo Olimpieri.
Debutto Teatro Secci 26 aprile